Ehi tu! Sì dico a te. Qui si spacciano libri, mica robaccia. Pagamento? Baratto: consigli per altri consigli, idee per idee. E alla fine, nessuno sarà lo stesso di quando è arrivato.

giovedì 2 giugno 2016

Aprile #4

Aprile #4

Questi ultimi due mesi sono stati pieni di impegni, di qualche preoccupazione, e soprattutto di tanto studio in vista della tesi, quindi spero che il nostro caro Luigi mi perdonerà per essermi arretrata con il progetto Novelle per un anno già dopo quattro mesi. Ma insomma, la vita è così. L'importante è tornare in attività!
E dunque, ecco. 
"Questo" mese le novelle lette sono state:

  1. Pianto segreto
  2. Il ventaglio
  3. Il tabernacolo
  4. La disdetta di Pitagora
  5. La signora Speranza
  6. Nel segno
  7. La veglia
  8. Sua Maestà
  9. La buon'anima
  10. Le medaglie
  11. Una voce
  12. La mosca
  13. La fedeltà del cane
  14. Formalità
  15. Il "fumo"
  16. Scialle nero
LA PREFERITA DEL MESE
Sarà che ho un debole per i racconti ambientati nelle campagne, sarà che sono una che si lega più ad un albero o ad un paesaggio che ad una città o una casa, sarà che qui Pirandello ha messo ancora più del suo parlando della terribile pandemia di zolfare che imperversavano nella sua Sicilia, distruggendo campagne, oliveti, terreni e colline, ma "Il fumo" è stata senza dubbio una novella toccante. All'inizio un po' intricata, poi via via sempre più delineata, facendo tornare a coincidere tutti i tasselli disseminati durante il racconto. 

In generale...
Posso dire che quello che mi ha colpita di più durante le 16 letture è stato il modo in cui l'autore mi ha concesso di affezionarmi ai personaggi. In poche pagine si rivelano interi mondi, universi dentro ciascuno, le loro speranze, i loro turbamenti, perfino gli intricati pensieri che creano il vero trambusto sulla scena, mettendo in moto una serie di eventi che si è sempre curiosi di riuscire a comprendere fino in fondo.
Mi batteva il cuore durante "Una voce", assolutamente poetica, in cui un uomo cieco si innamora della voce che si prende cura di lui, e lei terrorizzata di divenir volto e perdere il fascino immortale che ormai ha acquisito nel mondo dell'altro; ridevo ed ero al contempo perplessa tra le pagine de "La Signora Speranza", un matrimonio per finta, che però è proprio vero, sì, ma per gioco; e ho riso ancora, con quella nota un po' amara che Pirandello concede alle sue opere, durante "La buon'anima", dove il confronto con l'ex marito defunto diventa così assurdo da risultare grottesco.

Citazioni che ci piacciono

  • "Ma questa prova non cercata, non voluta, gli s'era offerta da sè in una di quelle occasioni, in cui la natura umana spezza e scuote ogni impostazione, infrange ogni freno sociale e si scopre qual è, come un vulcano che per tanti inverni si sia lasciato cader neve e neve e neve addosso, a un tratto rigetta quel gelido mantello e scopre al sole le fiere viscere infuocate."
  • "La vita a chi resta, la morte a chi tocca!"

Aneddoti di una lettrice un po' disturbata
Ultima novella da leggere prima del post: "Lo scialle nero". Tempo a disposizione: assente, dovendo andar via per tre giorni. Allora, ecco, l'idea geniale. Scattare foto a tutte le pagine della novella e portarla con me, da leggere sul cellulare, al posto del tomo pirandelliano. Idea grandiosa dato che lo schermo è abbastanza grande.
Il mio Lui torna dal lavoro, mi guarda: "Che stai facendo?".
"Eh, leggo." E gli spiego.
"Lo scialle nero! Il famoso! Non la trovi su internet?"
"Ma non si trovano mica tutte!" (mi arrabbio solo perché non ci avevo nemmeno provato)
"Ma guarda che io la conosco..."
"Certo, come no, ma mica è una novella così famosa..." (Mi sganascio dalle risate, lo derido, prendo in giro, sfotto, insomma cose carine, no?...)
"Guarda."
Ed ecco, dal comodino tira fuori una raccolta di novelle dall'incredibile titolo di "Scialle nero". -.-
Oltre al danno, la beffa, come direbbe Luigi, dato che l'ho avuta in giro per casa per mesi, prima di decidermi ad iniziare con questo progetto ma dalla mia raccolta.
Sono un caso disperato. (E con un Lui che al momento mi deride per averlo deriso.)

venerdì 20 maggio 2016

Il sapore dei libri #3 - Italo Calvino

Italo Calvino e il bosco alle nocciole


Il Sapore dei Libri arriva anche questo mese, sebbene un po' in ritardo. Per questo nuovo appuntamento io e la nostra immancabile Ciliegina sulla torta abbiamo optato per un autore italiano. Non so voi, ma tra le mie letture scarseggiano autori della nostra patria, soprattutto contemporanei. In compenso ho una predilezione per Pirandello (ma va', non ve ne siete mica accorti nei miei miliardi di riferimenti e rubrica dedicata?) e Calvino.
Visto che del mio caro Luigi ve ne parlo spesso, adesso mi sembra giunto il momento di pensare a Italo Calvino (Santiago de Las Vegas de la Habana, 15 ottobre 1923 - Siena, 19 settembre 1985) . Tra l'altro mi sembra calzare bene con il mese di maggio, primaverile, fresco, un po' fiabesco.
Benché si sia dedicato per gran parte della sua vita ad opere di carattere politico, influenzate senza dubbio dalla sua esperienza come partigiano, è alla sua produzione di stampo narrativo e sognante che mi voglio dedicare in questo post.
Molti di voi conosceranno la Trilogia "I nostri antenati", costituita da Il visconte dimezzato, Il Barone Rampante e Il Cavaliere inesistente. Già qui Calvino si insinua nel mondo dell'allegorico, con scenari fiabeschi, storie bizzarre e immerse in uno scenario fantastico, a tratti pessimista e ad altri spumeggiante di un'energia di ribellione tale da animare anche i più sedentari.
Calvino però non si è dedicato solo a questa avvincente trilogia di personaggi improbabili, nella sua produzione troviamo anche un paio di opere che mi sento di consigliarvi per esplorare lo stile di questo autore.

Il romanzo consigliato:
In mezzo a un fitto bosco, un castello dava rifugio a quanti la notte aveva sorpreso in viaggio: cavalieri e dame, cortei reali e semplici viandanti. Passai per un ponte levatoio sconnesso...
Il castello dei destini incrociati. Non lo conoscete? Bene, allora mettetevi comodi e gustatevi questa esperienza che non ha nulla di prevedibile. Geniale, fantasioso, affascinante. Attraverso le carte dei tarocchi, l'autore racconta le vicende dei personaggi che incrociano i loro destini in un castello dove si incontrano. Ogni pagina è arricchita dalla raffigurazione dei tarocchi che di volta in volta vengono voltati per dar voce ai personaggi che hanno perso, tra le mura del palazzo, l'uso della parola.

La raccolta: Di Calvino ho poi una raccolta, in un'edizione che adoro, di favole italiane. La struttura è quasi sempre la stessa, un po' ripetitiva, ma come tutte le narrazioni di questo genere non ci si svincola troppo dalle figure cardine e dalle vicende cruciali. Eppure, se amate i racconti, se volete conoscere la tradizione della nostra terra, le nostre storie, la voce del nostro popolo, ecco, questa raccolta fornisce una lente di ingrandimento sul passato e sull'universo ancestrale dell'Italia, fatta di campi sconfinati, di terre da coltivare, di boschi in cui perdersi e di principi e principesse alle prese con mirabolanti avventure.
«Ogni paese, – pensò, – anche quello che pare più ostile e disumano, ha due volti; a un certo punto finisci per scoprire quello buono, che c'era sempre stato, solo che tu non lo vedevi e non sapevi sperare.» 

La citazione: Quello che vi propongo oggi è uno degli incipit, a mio parere, più accattivanti di sempre, un invito al lettore che non ha eguali. Tratta da "Se una notte d'inverno un viaggiatore". Mettetevi comodi, Calvino inizia a raccontare.
Stai per cominciare a leggere il nuovo romanzo Se una notte d'inverno un viaggiatore di Italo Calvino. Rilassati. Raccogliti. Allontana da te ogni altro pensiero. Lascia che il mondo che ti circonda sfumi nell'indistinto. La porta è meglio chiuderla; di là c'è sempre la televisione accesa. Dillo subito, agli altri: «No, non voglio vedere la televisione!» Alza la voce, se no non ti sentono: «Sto leggendo! Non voglio essere disturbato!» Forse non ti hanno sentito, con tutto quel chiasso; dillo più forte, grida: «Sto cominciando a leggere il nuovo romanzo di Italo Calvino!» O se non vuoi non dirlo; speriamo che ti lascino in pace.

La ricetta di Chiara Creare allegorie tra i fornelli potrebbe sembrare insolito, complesso (e direi proprio che lo sia!) ma ecco che ancora una volta Chiara mi stupisce assecondando le mie richieste un po' insolite e accettandole come sfide da cui non si lascia scoraggiare neppure per un momento (nemmeno quando avvengono inaspettati incidenti di percorso, come una torta distrutta!). Così anche questo mese è riuscita a ideare una ricetta ad hoc per il nostro simbolico Calvino: torta giardino con mousse al cioccolato bianco, lime e fragole.

mercoledì 18 maggio 2016

Iniziare con... I classici russi

INIZIARE CON... I CLASSICI RUSSI


Non ho mai sentito una particolare spinta verso la letteratura russa. Mi ci sono cimentata un paio di volte, tra “Guerra e Pace”, che ho tristemente abbandonato all’ultimo volume, e “Memorie dal sottosuolo”, che invece ho apprezzato molto, benché di tanto in tanto avrei gradito più oscurità e meno rimugginio. Ma poi ecco che mi si presenta un’occasione imperdibile. Una blogger con cui ho avuto modo negli ultimi anni di parlare spesso e confrontarmi riguardo diverse tematiche, ha proposto un Gruppo di Lettura a tema “I classici russi”.
Antonella, blogger di If you have a garden and a library,you have everything you need, è un’amante della letteratura russa e sapevo che non mi sarei pentita di iniziare questa avventura sotto la sua guida. In effetti non solo non me ne sono pentita ma ne sono stata conquistata! Così per questo nuovo appuntamento di “Iniziare con…” vorrei proporvi un’intervista alla creatrice di questa fantastica idea che ha reso una tipologia letteraria a volte ostica, e l’ha resa accattivante e divertente, attraverso la scelta di tre libri, molto brevi e ben strutturati in grado di conquistare anche chi come me, con i russi non è partito proprio con il piede giusto.


1. Come ti sei avvicinata alla letteratura russa?
Mi sono avvicinata alla Letteratura Russa in maniera del tutto casuale. Mi spiego. Uno dei miei libri preferiti in assoluto è “Il cavaliere d’inverno” di Paullina Simons; in questo libro vengono citati alcuni grandi poeti del mondo russo e le loro opere. Un bel giorno mi sono detta “Perché non leggere quello che leggono i protagonisti del libro!?”. Ho così iniziato a documentarmi e a chiedere in giro per vari forum e pagine Facebook da dove iniziare. Le risposte sono state davvero tante e varie. I più mi suggerirono di cominciare da Bulgakov e così feci. Solo che iniziai di botto con “Il Maestro e Margherita”, peraltro una lettura consigliatissima, invece che iniziare con qualcosa di breve e meno impegnativo. Il resto è venuto da sé.
2. Perché, a tuo parere, a molti lettori risulta difficile accostarsi a zio Lev (come ormai è stato ribattezzato durante il GdL) e compagnia?
La Letteratura Russa spaventa, credo, a causa di una leggenda metropolitana che etichetta tutte le opere di questa categoria come noiose, obsolete e pesanti (sia per mole che per contenuti). Il risultato finale è che molti hanno paura ad approcciarsi al mondo russo e provano una specie di reverenza al negativo verso i personaggi di questa faccia della letteratura. A molti è capitato di vedersi assegnato durante gli anni liceali un romanzo russo da leggere per le vacanze estive (a me capitò almeno!, mi venne assegnato “Delitto e Castigo” di Dostoevskij e per me fu un trauma e non ho ancora avuto il coraggio di rileggerlo) e per pochi è stata una bella esperienza. Quindi poi, si sa!, tra lettori si parla e si sparla e se non uno ma molti ti dicono che i russi sono pesanti e noiosi il risultato è scontato: non li leggi! Io penso sia tutto qui, frutto di leggende e passaparola. Se un lettore si approccia nel mondo giusto a questa letteratura se ne innamora perché è ricca, vera e ancora attuale.
3. Hai scelto tre libri che ho apprezzato tantissimo, come mai hai selezionato proprio questi per il Gruppo di Lettura?
Come detto, io mi sono avvicinata da sola alla Letteratura Russa e non è stato facile iniziare con un romanzo corposo e impegnativo. Quando ho pensato al gruppo di lettura ho anche pensato non fosse giusto proporre subito un’opera impegnativa, ma che fosse più adatto cominciare con qualcosa di breve e alla portata di tutti così che proprio tutti potessero portare a termine la lettura e tirare le proprie conclusioni. I racconti brevi sono stati quindi la scelta più ovvia e sensata per entrare in un mondo nuovo senza costrizioni e pesantezza.
4. Conosciamoli un po’ meglio. Cosa puoi dirci di accattivante su… “Le notti bianche” “La morte di Ivan Il’ic” “Le uova fatali”.
“Le notti bianche” di Fedor Dostoevskij. Se pensate che la friendzone sia un’invenzione dei nostri giorni, il Sognatore vi farà ricredere! E poi, una ventata di romanticismo ci vuole.
La morte di Ivan Il’ic” di Lev Tolstoj. Come si fa a descrivere davvero la Morte? Il modo migliore è vederla attraverso gli occhi di chi sta morendo. Un racconto esemplare.
Le uova fatali” di Michail Bulgakov”. Bulgakov ha uno stile tutto suo. La satira è presente in tutte le sue opere e fa ridere di gusto chi sa coglierla. Assolutamente da provare!
5. Pensavo che tra i testi scelti mi sarei innamorata di “Le Notti Bianche”, un libro che era nella mia lista d’attesa da mesi se non anni, ma per quanto mi abbia rapita, non è riuscito a battere l’intensità reale, tangibile, frustrante e riflessiva che ho trovato in “La morte di Ivan Il’ic”. Qual è il tuo preferito tra i tre?
E’ una lotta dura tra questi tre colossi! Li amo tutti e tre per motivi diversi, ma dovendone scegliere uno solo direi “Le notti bianche”. Sebbene io preferisca, in generale, Tolstoj e Bulgakov, “Le notti bianche” è uno dei pochi scritti di Dostoevskij che mi è rimasto nel cuore. Si tratta di un racconto di formazione sentimentale e personale, ma le sue pagine sono impregnate di quel qualcosa tra il romantico, l’ingenuo e il fantastico (quasi fosse un sogno) che me l’hanno fatto amare sempre più ad ogni rilettura. “La morte di Ivan Il’ic” e “Le uova fatali” non rispecchiano, a mio avviso, i migliori Tolstoj e Bulgakov e, quindi, avendo già letto altro di questi autori, non ne sono rimasta colpita al 100%.
6. Se dovessi consigliare un paio di altri romanzi d’ambientazione russa a chi, dopo questi tre testi, volesse continuare ancora in questa esperienza russa, quali titoli daresti?
Mi permetto di consigliare tre titoli, anche se ne avrei molti di più!
- “Padri e figli” di Turgenev. Anche questo è un racconto breve che racconta le differenze generazionali viste dagli occhi di un padre e di un figlio. Le riflessioni dei protagonisti, specialmente quelle del padre, si rivelano molto attuali.
- “Anna Karenina” di Tolstoj. Uno dei romanzi più celebri in assoluto. Io lo consiglio anche solo per l’incipit “Tutte le famiglie felici si assomigliano tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”. E proprio di famiglie, felicità ed infelicità parla il romanzo. Intenso, lungo (bisogna ammetterlo!), attuale e bellissimo.
- “Cuore di cane” di Bulgakov. Un altro racconto breve, molto più bello di quello letto per il gruppo di lettura e più conosciuto. Lo stile di Bulgakov è unico e la sua satira spietata, seppur velata. Da leggere.
7. Ci lasceresti con una citazione a tema?
Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”, direbbe il buon Calvino. Ecco, citazione non fu mai azzeccata! Non vi resta che provare!

E dato che il GdL è stato corredato di post appositi, vi ho lasciato i link per scoprirne di più, dove Antonella ha scrupolosamente collezionato i commenti venuti fuori da questa esperienza in post creati ad hoc sul suo fantastico blog, che naturalmente vi esorto a visitare, seguire, amare e spulciare in ogni sua forma. Ringrazio ancora Antonella per aver partecipato a questo appuntamento di “Iniziare con…”, e ancor di più per tre letture che altrimenti non avrei forse mai scoperto!
E voi, siete pronti per i russi?


P.F. Oltre al fatto che ha concluso con Calvino, come si fa a non sentirsi spronati a cominciare l’avventura russa dopo tanto entusiasmo? Fate sotto anche voi!
P.F.2. (Perché sono prolissa e lo sapete) Un mio commento "a caldo" su La morte di Ivan Il'ic:
"Ero incuriosita dalla presentazione dei personaggi, cercavo di comprendere dove volesse andare a parare e poi all'improvviso è stato tutto lampante. Come una giornata nuvolosa che alla fine decide cosa farne della pioggia che porta con sé. Mi è caduta addosso sempre più forte la consapevolezza del protagonista e assieme tutta la sua paura e frustrazione per l'impossibilità di tornare indietro. L'accettazione spaventata della fine imminente."

lunedì 9 maggio 2016

Joyland - Stephen King

TITOLO: Joyland
AUTORE: Stephen King

TRAMA
Estate 1973, Heaven's Bay, Carolina del Nord. Devin Jones, squattrinato studente universitario, decide durante le vacanze di accettare un lavoro in un luna park. Appena arrivato nel parco divertimenti, popolato da strani personaggi, Dev scopre che il luogo nasconde un macabro segreto: nella Casa degli Orrori si aggira infatti il fantasma di una donna uccisa quattro anni prima in modo decisamente macabro. Per guadagnarsi il magro stipendio, il ragazzo non dovrà soltanto intrattenere i bambini con il suo costume da mascotte, ma anche combattere il male che minaccia Heaven's Bay. E difendere la ragazza della quale nel frattempo si è innamorato.

NELLA TERRA DELLA GIOIA
"Sai cosa vendiamo qui? Divertimento."
Nell'atmosfera del Luna Park ho cercato pagina dopo pagina il brivido di paura che mi aspettavo da un parco dei divertimenti infestato. Ma ecco la sorpresa: il fantasma c'è, ma ai margini della storia. Fa parte del romanzo, questo è ovvio, ma non è un elemento essenziale. Al contrario, qui King non vuole metter paura, e devo ammettere che in un primo momento ne sono stata disturbata (volevo il brivido, la paura, i sussulti!), ma raccontare una storia e signori e signore, lo fa, sempre, immancabilmente, con un talento da narratore. Non si tratta tanto di scrivere un romanzo, quanto di affascinare il lettore, o l'ascoltatore, con dei personaggi a cui ci si affeziona talmente tanto e che si impara a conoscere così profondamente che iniziamo a voler sapere anche se ha mangiato bene a colazione. E non prenderà una congestione con quell'acqua ghiacciata dopo aver ballato nel costume di Howie, la mascotte del Luna Park, per deliziare i bambini urlanti?
Un mistero da svelare traccia le linee guida della narrazione, eppure quello che ho apprezzato di più è l'evoluzione della percezione dell'amore del personaggio.
Le prime pagine si aprono con la scottatura ancora bruciante della prima delusione amorosa, perfino a distanza di anni, quando ormai il passato dovrebbe essere stato archiviato. Sì, probabile, ma il primo amore è pur sempre il primo, il più sciocco, il più appassionato, caratterizzato da una leggerezza che difficilmente si potrà trovare in quelli successivi. Così anche il nostro protagonista cerca di dimenticare il suo amore perduto, con rabbia, delusione, vuoto e incredulità, dedicandosi a verniciare cabine e oliare macchinari. Scoprirà che il primo amore non si dimentica, ma che si può amare in molti modi differenti una volta scoperto questo nuovo mondo di possibilità.

P.F. Aggiungo in calce che si tratta di una lettura davvero molto scorrevole, senza dubbio piacevole, e nient'affatto spettrale. Quindi sì, se volete conoscere King se troppe notti insonni questa potrebbe essere un'altra scelta giusta. Assieme a 22/11/'63

martedì 12 aprile 2016

Il sapore dei libri #2 - Emily Bronte

Emily Bronte e i sapori dello Yorkshire

Eccoci: pronti per il secondo appuntamento della rubrica Il Sapore dei Libri!
Emily Bronte (Thornton, 30 luglio 1818 - Haworth, 19 dicembre 1848) è la seconda delle tre sorelle Bronte, e anche lei, come le altre, ha pubblicato sotto pseudonimo (caratteristica comune anche a Charles Bukowski, autore scelto per il primo appuntamento della rubrica), optando per il nome di Ellis Bell. Ma è anche la quinta di sei figli dei coniugi Bronte, dettaglio che voglio sottolineare perché la sua vena letteraria sembra nascere assieme a quella dei fratelli tramite un gioco, il "facciamo finta di avere ciascuno un'isola". Trovo meraviglioso scoprire dettagli simili nella vita di autori che hanno segnato il cammino letterario dei posteri, mi emoziona soprattutto conoscere come giochi e ambienti familiari o esperienze di vita abbiano lasciato un'orma così vivida nella formazione di simili autori.
Per parlarvi dello stile della Bronte nella sua opera più famosa, "Cime tempestose" (Wuthering Heights, in inglese, il cui suono in questo caso mi sembra più appropriato al vorticoso vento della brughiera) inizierò con una citazione di Virginia Woolf a proposito di questo romanzo: 

Cime tempestose è un libro più difficile da capire di Jane Eyre, perché Emily era più poeta di Charlotte. Scrivendo, Charlotte diceva con eloquenza e splendore e passione "io amo", "io odio", "io soffro". La sua esperienza, anche se più intensa, è allo stesso livello della nostra. Ma non c'è "io" in Cime tempestose. Non ci sono istitutrici. Non ci sono padroni. C'è amore, ma non è l'amore tra uomini e donne. Emily si ispirava a una concezione più generale. L'impulso che la spingeva a creare non erano le sue proprie sofferenze e offese. Rivolgeva lo sguardo a un mondo spaccato in due da un gigantesco disordine e sentiva in sé la facoltà di riunirlo in un libro. [...]  Il suo è il più raro dei doni. Sapeva liberare la vita dalla sua dipendenza dai fatti: con pochi tocchi indicare lo spirito di una faccia che non aveva più bisogno di un corpo; parlando della brughiera far parlare il vento e ruggire il tuono.

"Far parlare il vento e ruggire il tuono".
A parte la line assolutamente poetica, vorrei focalizzarmi proprio su questo. Cime tempestose è un romanzo controverso, perché il contrasto è palpabile. C'è quello che si prova, ci sono i tormenti dell'animo esagitato, e c'è la necessità di agire in un determinato modo, combattendo contro la pulsione interna all'amore e alla felicità. 
Il mondo attorno, la Tempestosa soprattutto, parla, fa da sfondo alla vicenda e risuona come l'eco di fantasmi erranti. Fantasmi, sì, perché la superstizione, il mistero e il brivido non mancano, seppur poetici e non horrorifici. Il romanzo potrebbe perfino rientrare nella letteratura gotica.
Quello tra Catherine e Heathcliff è un amore nero, tormentato, passionale, senza via di fuga che non sia la vendetta e l'eternità di tormenti che, seppur in modo violento, li lega anche dopo la morte.
Siamo davanti ad un romanzo violento. Poetico, certo, ma pieno di rabbia e forza, di un amore inespresso e che si sfoga sulla vita circostante. Un vento che ulula tra i fili d'erba e le chiome degli alberi, e si abbatte con la potenza di un uragano su chiunque provi a fermare la sua corsa.
Lo stile è nero, furioso e intenso. Soprattutto, eterno.

Il romanzo consigliato: naturalmente, Cime Tempestose. Di cui vi riporto la trama:

La citazione
È difficile da spiegare. Ma certo tu hai, tutti hanno idea che ci deve essere, fuori di noi, un'esistenza che è ancora la nostra. A che scopo esisterei, se fossi contenuta in me stessa? I miei grandi dolori, in questo mondo, sono stati i dolori di Heathcliff, io li ho tutti indovinati e sentiti fin dal principio. Il mio gran pensiero, nella vita, è lui. Se tutto il resto perisse e lui restasse, io potrei continuare ad esistere; ma se tutto il resto durasse e lui fosse annientato, il mondo diverrebbe, per me, qualche cosa di immensamente estraneo: avrei l'impressione di non farne più parte. Il mio amore per Linton è come il fogliame nei boschi: il tempo lo trasformerà, ne sono sicura, come l'inverno trasforma le piante. Ma il mio amore per Heathcliff somiglia alle rocce nascoste ed immutabili; dà poca gioia apparente ma è necessario. Nelly, io sono Heatchliff! Egli è stato sempre, sempre nel mio spirito: ma come un piacere, allo stesso modo ch'io non sono sempre un piacere per me stessa,  ma come il mio proprio essere. Così, non parlar più di separazione: ciò è impossibile.
(Vorrei riportare uno dei brani finali che trovo oltremodo splendido, ma non voglio togliervi il gusto di leggerlo durante il romanzo stesso, se ancora non lo avete fatto. Ma vi assicuro: leggetelo, ne varrà la pena!)

Creare un connubio tra un romanzo un po' gotico, complesso e un cibo non è compito semplice. Ma con Chiara e le sue ciliegine rosse e polpette piccanti tutto è possibile! =D

Dopo una partenza con del pane nero di segale, abbiamo virato su degli Yorkshire Pudding, non solo per l'ambientazione, ma anche per il contrasto di colori. Gustiamoli insieme!

domenica 10 aprile 2016

Marzo #3


Il post di Marzo arriva con 10 giorni di ritardo. Il primo volume delle Novelle per un anno di Pirandello è fisicamente ingombrante da portare con me, che nell'ultimo periodo sono sempre fuori casa. Leggere le novelle non mi è sempre possibile e quindi poi sono costretta a recuperare in una domenica come questa.
L'importante è andare avanti però, e apprezzare quello che uno dei più geniali autori italiani ci ha lasciato.

Le nuove novelle lette sono:
1. Il vecchio Dio
2. Con altri occhi
3. E due!
4. Marsina stretta
5. Gioventù
6. Lontano
7. La berretta di Padova
8. Il figlio cambiato
9. Tanino e Tanotto
10. Il dovere del medico
11. Alla zappa
12. Corvo, 77- Asino, 23, Caduta, 80
13. Amicissimi
14. Al valor civile
15. Concorso per referendario al Consiglio di Stato
16. "In corpore vili"
17. Quand'ero matto
18. Un'altra allodola
19. Come gemelle
20. La balia

LA PREFERITA DEL MESE
Questo mese vi parlo di una novella strana, inaspettata, da far sgranare gli occhi. Si tratta di Alla zappa. La storia, in sintesi, è quella di un prete pedofilo, allontanato dalla sua parrocchia e poi perdonato dalla Chiesa, ma non dal padre. La prospettiva della narrazione infatti è proprio quella di quest'ultimo, avvilito e furente per l'orrore commesso dal figlio. Il "turpe delitto sui poveri piccini affidati alle sue cure in quell'orfanotrofio" non viene spiegato oltre, rimane così però, sospeso, una macchia, un'onta sulla famiglia e soprattutto sull'onore del padre, uomo devoto a Dio e alla terra. L'incontro tra padre e figlio è vivido di forza e ira. Non è più un prete, non è più un uomo, si tratta solo di un figlio davanti al padre, che non può che ubbidire e subire la collera che gli piove addosso, l'amara consapevolezza di non essere più degno nemmeno di prendere la zappa tra le mani e lavorare tra i campi.
Si tratta di un quadro in cui LP dipinge la vita onesta e la dignità della gente, dei padri e dei contadini, in cui tocca un argomento spinoso come la pedofilia nel contesto ecclesiastico erigendo a sommo giudice non il Monsignore, ma il padre del colpevole. Lui solo.
Ho trovato un link in cui è presente il testo integrale della novella e ve lo lascio, invitandovi a leggerla e a dirmi cosa ne pensate: Alla zappa - testo completo.

Altre...
Se volete novelle per farvi sorridere: Al valor civile e il Dovere del medico. Ma devo nominare anche una novella lunghina ma molto bella dal titolo Lontano: un marinaio sperduto giunge da un'altra terra fino in Sicilia, non sa parlare, non sa comportarsi, non sa nulla del luogo in cui viene riportato in salute dopo un lungo periodo in fin di vita. Isolato da ciò che lo circonda, in una realtà che non conosce, inizierà a trovare un punto di incontro con la sua giovane infermiera. Ma in una società in cui il comportamento sembra dover sempre rientrare in un casellario già stabilito, lui, il forestiero, l'estraneo, non sa trovare collocazione. Disperato vive una vita che non conosce.

Tematiche ricorrenti
Noto sempre di più che un tema che appassiona particolarmente LP (che ovviamente sta per Luigi Pirandello, un po' come in un libro universitario sono stata bombardata di JP al posto di Jean Piaget) è il tradimento, la possibilità ovvero che il o la compagna della propria vita finisca con l'amare qualcun altro. Come in Con altri occhi in cui il dubbio del tradimento conservato nel cuore per la ex moglie si insinua con il ritrovamento di una vecchia fotografia; in Quando ero matto... dove il protagonista racconta delle sue stramberie una volta rinsavito dalla follia che lo ha dominato per anni, al punto di perdonare il tradimento della moglie senza troppo rancore (una novella che consiglio di leggere, sarà impossibile non mantenere tutto il tempo sulle labbra un sorriso nell'accorgersi di quanto la "follia" non sia altro che sentire con il proprio animo più che lasciarsi condurre dalle convenzioni della società), o in Gemelle dove la doppia relazione del protagonista con la moglie e l'amante sembra a dir poco normale.

I classici
Marsina stretta e La berretta di Padova sono due novelle "classiche" di Pirandello, quelle che di solito, per intenderci, si trovano nelle antologie scolastiche. Se non vi è ancora capitato di leggerle, vi consiglio in particolar modo la prima. Ironica, divertente, appassionata, in pieno stile pirandelliano.

Chicche
"Biografia del figlio cambiato" è il titolo di un saggio di Andrea Camilleri in cui racconta la vita di LP, con una certa voce in capitolo tra l'altro, considerando che i due non solo sono imparentati, ma che lo stile ironico in una lingua di fusione tra italiano e siciliano accomuna i due autori.
(Nel video minuto 1.50 Camilleri racconta il suo primo e ultimo incontro con Pirandello. Un racconto che mi fa venire sempre la pelle d'oca. *___* )

Revisioni
Questo mese tra le novelle scritte tra il 1884 e il 1904 mi sono capitate anche due revisioni: In corpore vili (o nella precedente versione Ravanà (tra una messa e l'altra) e Un'altra allodola (ovvero come scontrarsi contro la realtà sognata e rimanerne delusi).

sabato 19 marzo 2016

Notre Dame de Paris - Victor Hugo : tra pagine e teatro


TITOLO: Notre Dame de Paris
AUTORE: Victor Hugo



TRAMA
La trama questa volta ve la presento così: "è una storia che ha per luogo Parigi, nell'anno del signore 1482. Storia di amore e di passione. Noi gli artisti senza nome, della scultura e della rima, la faremo rivivere da oggi all'avvenire.
E questo è il tempo delle cattedrali, la pietra si fa, statua musica e poesia, e tutto sale su verso le stelle, su mura e vetrate, la scrittura è architettura."
Credo che chiunque abbia un'idea di cosa parli il Notre Dame, in una forma o nell'altra. Quindi passiamo solo alla sua bellezza, con pro e contro di questa esperienza arricchita dallo spettacolo a teatro!


AMMIRANDO NOTRE DAME
Mi è stato consigliato, prestato e "sollecitato", nel senso che dopo le prime dieci pagine già non ne potevo più. Volevo leggerlo e mi ero prefissata di farlo perché il 5 Marzo avrei ricevuto il mio regalo di Natale: due posti per lo spettacolo teatrale del Notre Dame a Milano.
Quindi ok Erika, l'hai voluto tu, ti sei fatta trascinare dalle musiche di Cocciante, dai testi poetici e dai video youtube visti e rivisti e ora non puoi non leggere il libro. La motivazione c'era e per fortuna per quella e per il mio compagno di viaggio, perché altrimenti non sarei mai riuscita ad andare avanti.
Lo scoglio delle prime dieci (o forse anche venti) pagine è davvero arduo da superare, ma ecco che, dopo descrizioni senza capo né coda, lungaggini di cui non si capisce il senso, personaggi che si sa non compariranno mai più di cui ci viene narrato qualunque dettaglio storico inutile, ecco che lì... parte la vera storia.
Spunta fuori il cardinale Frollo, poi Quasimodo e subito dopo Esmeralda, Febo, Fiordaliso. Solo Gringoire era già con noi dalle prime pagine, ma all'inizio ho fatto fatica a immaginarlo come il cantastorie, il poeta, la narrazione stessa della vicenda, perché? Perché in fin dei conti non è affatto così: è un personaggio importante, certo, ma si muove ai margini della storia, con le sue vicende, i suoi problemi e il suo amore per la capra (sembra essere l'unico a non innamorarsi della bella Esmeralda, ma a prediligere la compagnia della sua compagna di danze Djali).


Ci tengo a dire una cosa: a te che mi hai spinto a finirlo, che mi hai regalato i biglietti e mi hai concesso quest'esperienza splendida, grazie! *___*

Nonostante l'inizio, sono più che felice di averlo portato a termine. La vicenda prende, i personaggi sono ben delineati e veri, pieni di passioni, tormenti, desideri e perfino stupidità.
Quasimodo, sordo, quasi incapace di comunicare, che vive del suono delle campane, amiche, amanti, compagne (uno dei passi che descrivono meglio la magnificenza della Cattedrale), chiuso nella consapevolezza del suo aspetto in-umano, ma capace di amare Esmeralda, la prima che gli abbia dimostrato gentilezza, e di venerare Frollo, il suo salvatore. Frollo stesso, dedito agli studi alchemici, che pratica una vita da asceta e che si perde nel turbine senza pace dell'amore carnale che lo consuma dal primo momento in cui posa gli occhi sulla gonna danzante della zingara.
Esmeralda è poco più di una fanciulla, ingenua, speranzosa, piena di fiducia verso il prossimo, seppur in grado di difendersi. Il suo bel viso, il suo corpo sensuale, la sua pelle bruna, incantano e irretiscono qualunque uomo la guardi, ma lei ha un voto: conservare la verginità finché non troverà sua madre, grazie all'amuleto che porta appeso al collo e che funzionerà solo se resterà casta. Ma è giovane, piena di vita, e facile all'innamoramento, soprattutto quando conosce il capo delle guardie. Febo, alto, slanciato, bello come il Sole. Sarà lui l'unico uomo a cui si concederà.
Ma chi è Febo? Vi ricordate la versione Disney de "Il Gobbo di Notre Dame"? Biondo, avvenente, furbo ma leale. Scordatevelo. Il vero Febo sarà anche attraente, ma avevo voglia di prenderlo a schiaffi per tutta la durata del libro. Promesso sposo di Fiordaliso, vuole Esmeralda per pura lussuria (mi è piaciuto un sacco il brano il "Val d'amore" - che ho scoperto Live!), la vuole come è abituata a volere la vittoria sul campo di guerra, nulla di più, perfino il suo nome da gitana non riesce a rimanergli in testa.
Gringoire in compenso mi ha regalato momenti di puro divertimento. Sembra estraneo alla storia ma ci si trova sempre immischiato (e poi secondo me è davvero innamorato della capra!!!).
Un personaggio che non troverete da nessun altra parte, neppure nella rappresentazione teatrale, è invece la donna del "Buco dei Topi", una penitente, che nella vicenda ha un ruolo cruciale. Scopritelo con Hugo anche voi!
Cosa dire invece dell'esperienza teatrale? A parte il fatto che ho continuato a cantare "Questo è il tempo delle cattedraaaaaaaali, la pietra si fa...." per i due giorni seguenti senza pausa, è stato emozionante, splendido, meraviglioso! Il cast è formidabile, avevo i brividi per la maggior parte del tempo. Il corpo di ballo è stato spettacolare e ha regalato emozioni. Molte canzoni riprendono poi le stesse parole dei monologhi del libro, una chicca che ho apprezzato tantissimo!
(Ve lo dico tra parentesi perché mi è piaciuto così tanto che questa voglio che sia solo una confessione un po' giocosa e non rovini nulla alla bellezza della rappresentazione. Shhhh, abbassate la voce. Bene, ora posso dirvelo. Avete mai visto i costumi durante lo scontro tra gli zingari, i cittadini di Parigi e la guardia sotto le porte di Notre Dame? Ecco, come ha detto qualcuno di cui non faccio nome "sembrano dei fricchettoni che combattono contro i ninjia per accaparrarsi il centro sociale". Mai descrizione fu più appropriata! Ma perché le tute grigie e i cappucci calati in testa e le Nike-o-qualcosa-del-genere ai piedi? Perché?! E poi... non sono sicura di questo, ma mi pare di aver notato una certa differenza tra le versioni di Youtube degli scorsi anni e quella vista dal vivo della scena finale. Non ve la descrivo, se non volete vederla e sapere prima di leggere o vedere lo spettacolo non sarò certo io a rovinarvi proprio il finale, ma vi dico che nelle altre versioni ci sono tre-quattro coppie di ballerini che danzano, tutte, sempre. Quando l'ho visto io, una coppia è rimasta stesa in terra, le altre hanno fatto spettacolo. Boh, che si siano addormentati? Non me lo spiego.)
Vi lascio con un video che mi carica molto (assieme a La Corte dei miracoli, ma andate a vedere anche gli altri! Meritano e ve ne ho linkati vari nel post! =D